Johannesburg

Anche oggi giornata piena. Si comincia con una rapida sosta all’Italian Sporting Club, uno dei luoghi di aggregazione della comunità italiana a Johannesburg, che è attiva e numerosa. Giusto il tempo di onorare la memoria di Antonio Bianco, un Parà del Tuscania morto tragicamente a Pretoria nel 2015, ed è ora di ripartire. Il secondo appuntamento ci porta in una township appena fuori Pretoria ed è di nuovo Riccardo Bianchi ad accompagnarci. E’ un orfanotrofio piccolissimo, una struttura davvero rudimentale dove due sorelle, da volontarie, hanno cominciato anni fa ad accogliere bambini che nessuno voleva , piccoli sieropositivi, bambini abusati, maltrattati, di cui nemmeno la comunità nera, generalmente solidale, riesce a farsi carico. La Give them Hope Foundation oggi aiuta un‘ottantina di bambini e ragazzi, di cui la più piccola ha pochi mesi, mentre i più grandi sono maggiorenni non ancora in grado di provvedere a se stessi, perché il tasso di disoccupazione tra i giovani neri è elevatissimo. Dato che lo stato copre solo un quarto circa delle spese, le donazioni di privati e Onlus come quella di Riccardo sono fondamentali. Abbiamo portato pizza per pranzo, palloni e magliette offerti da BKT, libri da colorare, matite e altri piccoli gadget dell’Arma dei Carabinieri e i bimbi sono felici. Basta davvero poco. Un paio d’ore di giochi e ci spostiamo di nuovo, in una riserva privata alle porte della città dove i rinoceronti pascolano liberi e tranquilli (sullo sfondo dello skyline di Pretoria!) e almeno temporaneamente protetti dai bracconieri, che in Sudafrica sono una vera piaga poiché il mercato della medicina tradizionale cinese paga i loro corni più che a peso d’oro. Il contrasto al bracconaggio oggi vola anche sulle ali dei droni.

Image gallery